(Milano, 1875; Torino, 1946)

Studia inizialmente all’Accademia di Brera a Milano sotto la guida di Barzaghi, Butti e Bazzaro. Trasferitosi a Torino, nel 1896 frequenta l’Accademia Albertina seguendo i corsi di Odoardo Tabacchi. Autore di busti, monumenti funerari e straordinario modellatore di sensuali nudi femminili, dopo una partenza in cui risente del pittoricismo lombardo, si accosta a Bistolfi approdando in seguito a forme meno decorative e maggiormente plastiche. Grandemente apprezzato a Torino come ritrattista della borghesia medio-alta, intellettuale ed imprenditoriale cittadina, ma soprattutto come elegantissimo autore di piccoli ritratti da salotto a figura intera. A Torino, nel 1908 partecipa al concorso per le statue del ponte Umberto I e nel 1911 al concorso per il monumento a Vincenzo Vela. Nel 1912 realizza la targa commemorativa del professor «Arullini» per il Liceo Govone di Alba, nel 1927 esegue il busto del «Conte di Sambuy» per i giardini pubblici della Stazione a Torino e nel 1936 il busto di «Matteo Olivero» per il municipio di Saluzzo. Nel 1939 partecipa al concorso per il monumento alla Regina Margherita a Bordighera. Autore del monumento agli «Alpini» (1923) a Cuneo e di quelli ai Caduti di San Francesco al Campo, Pomponesco, San Maurizio Canavese e Corio Canavese. Espone alla Triennale dell’Accademia di Brera a Milano nel 1894 («Durante l’ammonizione») e dal 1898 è fedele alle esposizioni torinesi della Promotrice di Belle Arti. Alla Quadriennale torinese del 1902 presenta «L’inizio alla vita» (gruppo in gesso di impegno sociale) allestito nella stessa sala in cui Pellizza da Volpedo esponeva il «Quarto Stato». Espone a Roma nel 1921 («L’aquila») e nel 1923 («Gioventù», molto apprezzata da Margherita Sarfatti) e a San Remo nel 1939 («Giocatrice di tamburello»). Sue opere sono conservate nella Galleria d’Arte Moderna di Torino, nel Castello di Masino e nelle collezioni del Palazzo del Quirinale a Roma. La sua opera più nota è il «Toro rampante» che nel 1930 esegue come simbolo della compagnia Toro Assicurazioni, tutt’oggi ancora usato.

Alfonso Panzetta

Le opere