Il Cassero è un fortilizio del periodo mediceo, modificato nell’Ottocento per l’uso a caserma, fino a quando nel 1996, la provincia di Arezzo, ente proprietario, ha concesso al comune di Montevarchi l’utilizzo come spazio espositivo per alcune collezioni di scultura ottocentesche e novecentesche raccolte dal prof. Alfonso Panzetta con lo scopo di dare visibilità ad un aspetto meno conosciuto del panorama artistico italiano.
I lavori sono iniziati nel 1997, con il progetto di restauro e consolidamento da parte dell’ufficio tecnico del comune di Montevarchi sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Arezzo, variando e ampliando negli anni le superfici per l’allestimento delle collezioni fino al loro termine del 2006, quando è stato allestito il primo piano ed è stata completata l’accessibilità degli ambienti.
Un nuovo incarico per la definizione finale degli spazi di allestimento è stato affidato nel 2008 all’arch. Francesco Papa di Area associati in Montevarchi, il quale ha sviluppato un progetto integrato sull’edificio che, rispettando la particolare facies storica dell’immobile, potesse al contempo far leggere ai visitatori la unicità dell’allestimento delle collezioni di sculture.
Questo sforzo ha caratterizzato il lavoro al piano terra dove era necessario trovare uno spazio per la biglietteria/bookshop. Questo spazio è stato individuato nel cortile che essendo a cielo aperto doveva trovare una opportuna copertura. E’ stata realizzata utilizzando vetro e acciaio per mantenere la trasparenza dell’ambiente, soprattutto nei confronti del camminamento di ronda soprastante. Dal punto di vista tecnologico sono stati utilizzati elementi per facciate continue convertendoli all’uso di copertura.
Per lo statuario, situato sempre al piano terra, era opportuno mantenere lo sguardo sulle opere esposte e ritardare per qualche istante la visione della torre. Per far questo è stata progettata una cortina in acciaio naturale traforato a tutta altezza. Le micro forature, infatti, entrando nell’ambiente non permettono la visione immediata e diretta della muratura storica, evitando la possibile interferenza. Avendo poi percorso qualche passo sarà possibile avere svelata la visione.
Una volta concluse le rifiniture edili, il completamento dell’adeguamento e della funzionalizzazione degli spazi, compresa la utilizzazione della torre al piano terra, è iniziato il lavoro di allestimento vero e proprio delle collezioni. La stretta collaborazione tra Papa e Panzetta si è orientata a creare spazi adatti al carattere degli artisti e delle loro collezioni. Ogni sala è stata concepita come un atelier d’artiste e quindi si distingue dalle normali esposizioni museali. L’allestimento delle collezioni è stato concepito tenendo principalmente conto della accessibilità dei diversamente abili. Il lavoro di abbattimento delle barriere previsto dalla normativa prevede sostanzialmente di impedire tutti gli ostacoli alla deambulazione mentre questo lavoro di progettazione ha avuto in mente anche la fruizione da parte degli ipovedenti e dei non vedenti.
Questo è possibile per i primi, mediante il contrasto delle sculture, soprattutto gessi, con la tinteggiatura celeste carta zucchero molto coprente che contrasta, appunto, con i gessi, e la successione delle mensole che realizzano un filo continuo mediante la loro coloritura in rosso cardinale scuro. Per i secondi, i non vedenti, sarà possibile toccare alcune sculture indossando guanti professionali in lana leggerissima messi a disposizione.
La scelta dei colori per le pareti ha comportato una nuova soluzione, facilmente reversibile, circa il pavimento della torre a piano terra e dei piani primo e secondo, che ha determinato l’uso di un laminato finto rovere che meglio armonizzasse l’insieme pavimento/pareti. Il pavimento del piano terra è a cemento industriale coperto con resina epossidica grigia.
Tornando all’allestimento delle sale, queste sono state pensate generalmente con mensole a varie altezze. Quando si è trattato di mostrare rilievi, soprattutto per i lavori di Timo Bortolotti, sono stati realizzati pannelli in spessore che inglobassero le serie di opere, evitando l’effetto ‘quadro appeso’.
Per serie di opere più numerose o di dimensioni più evidenti, come per le sale di Michelangelo Monti o di Timo Bortolotti sono stati progettate pareti scorrevoli che rendessero possibile la possibile manutenzione. Per alcune opere, come le serie sportive o le terre crude, entrambi di Monti, sono state realizzate strutture ad hoc.
Per le opere di Firenze Poggi, è stata approntata una sala ‘architettonica’ ovvero una serie di costruzioni che tagliassero lo spazio e dessero il giusto contrasto alle forme dell’autore toscano.
Un altro aspetto della progettazione ha riguardato il disegno degli arredi per la biglietteria/bookshop, ovvero bancone ed espositori, il mobile-guardaroba dell’ingresso e le sedute delle sale.