Descrizione Progetto

Pescatore al solo o Prima pesca, (1934)

 

Esposta a Roma al premio Savoia-Brabante nel 1934, l’opera, per la «…sua acuta emotività plastica…» (Premii, 1939, p. 18), attira l’attenzione della commissione giudicatrice che, pur non destinando all’autore il premio assoluto vinto da Ettore Colla, decide di assegnarle comunque un premio supplementare. Apprezzata da Oppo e Santagata sulle pagine de «La Vittoria» che la definiscono «…opera vicina a moduli un po’ invecchiati, ma di attenta osservazione e di una nobilissima resa formale…», nel 1935 la scultura in bronzo viene riproposta alla seconda Quadriennale romana – momento in cui Bortolotti «…conferma le sue qualità di artista che si è già formata una personalità ricca e multiforme…» (Fabbri, 1935) – all’ esposizione di Parigi e, nella versione in gesso, alla personale milanese presso la galleria Dedalo a fine anno. Per inciso è bene sottolineare che, a Parigi, questa non fu l’opera che ottenne il Gran Prix per la scultura come riporta De Micheli nel suo testo per i cataloghi delle retrospettive a San Giovanni Valdarno nel 1987 e a Brescia ne11988, vinto invece due anni dopo con «Ginnasta», «Riflessi» e «Treccine bionde». Tale confusione origina dall’errata informazione esistente già a partire dai numerosi necrologi apparsi a stampa nell’ottobre del 1954, errore che si è poi perpetrato nei trent’anni seguenti prendendo sempre per attendibili i sintetici dati forniti nell’occasione. Nel 1936, l’opera viene esposta a Mortara alla prima mostra d’arte “in risaia”, e ancora a Milano alla VII Sindacale e all’esposizione organizzata da Carlo Ernesto Accetti presso la Zattera dell’Associazione nazionale marinai in congedo ai Navigli. Quattro anni dopo, nel 1941, la scultura ricompare alla personale bergamasca presso l’Unione Provinciale Professionisti ed Artisti e, ancora a Bergamo nel 1945, presso la galleria Tamanza. Dopo la morte dello scultore, questo importante lavoro è stato sempre selezionato per le esposizioni postume antologiche a partire dalla prima di Boario Terme del 1974 sino all’ultima a Montevarchi nel 1996 con prefazione di Claudia Gian Ferrari. «…Si tratta di un’opera dove il rigore plastico si fonde felicemente con la più fresca e spontanea fluidità del modellato, rivelando in maniera esemplare come sia proprio questa la dote per cui egli riesce a comunicare alle sue opere il loro fascino più sottile…» (De Micheli, 1987).
Alfonso Panzetta