Milano, 1926 – Vivente
Figura certamente particolare e non secondaria, Dodi Bortolotti, figlia dello scultore Timo, nei primi anni Cinquanta a Milano è attiva alla fornace della storica Galleria La Colonna. Diretta da Renata Usiglio, La Colonna è certamente una delle gallerie di primissimo piano nel panorama culturale del capoluogo lombardo. Tale galleria non solo ebbe funzione di punto di riferimento per gli artisti più coerenti ed ortodossi del movimento realista, ma, con l’apertura di una fornace per la produzione ceramica, si poneva come centro vitale e vivace in cui un gruppo di artisti aveva modo di ritrovarsi su un terreno comune di ricerca. Gli intenti, quasi il manifesto teorico dell’attività della Ceramica La Colonna, sono espressamente dichiarati nel testo che Renata Usiglio redige per il catalogo della galleria nel 1953, nel quale sono proposti i lavori di una quindicina di artisti essenzialmente pittori, con Dodi come unica scultrice. La ricerca della Ceramica La Colonna scaturiva dallo scontento di artisti che non sapevano limitarsi alla produzione del quadro di dimensioni “borghesi”, ma sentivano l’urgenza d’impegnarsi, mediante l’arte della ceramica, o della pittura su ceramica, nel campo della grande decorazione, rivitalizzando e riqualificando una tecnica da troppo tempo relegata a ruolo secondario. In quegli anni Dodi lavora con Giuseppe Migneco e con altri del gruppo condividendo i presupposti di quella ricerca sulla figura che ha le radici in un’esasperazione dell’immagine in senso espressivo, giungendo ad esporre alla Decima Triennale di Milano nel 1954. Con Giuseppe Migneco soprattutto, Dodi ha precise tangenze stilistiche e tematiche, partecipe non secondaria di quel movimento realista italiano che in Milano aveva il suo centro elettivo di dibattito. Autrice di terrecotte dipinte e maiolicate eseguite con la difficilissima tecnica del “colombino”, ma anche di alcuni bronzi, espone a Milano alla galleria Gianferrari nel 1974, nel 1980 viene allestita un’antologica a San Giovanni Valdarno con presentazione di Mario De Micheli, mentre un’ampia retrospettiva è presentata a Montevarchi nel 2000.
Alfonso Panzetta