Bevagna – PG, 1920 – Fiesole – FI, 2013

Dal padre Diana eredita la ricerca di una tensione continua verso spazi lontani, il bisogno di volare, inteso come necessità interiore e non solo come spostamento fisico, la precisione del gesto e il controllo dell’emozione.
Passa l’infanzia spostandosi con la famiglia tra Udine, Gorizia e Pistoia, concludendo poi gli studi superiori a Firenze.
Nel 1940 sposa Pier Nicola Ricci, ma risale al 1947 l’incontro con l’uomo più importante della sua vita, Giuseppe “Beppe” Baylon, carismatica figura dell’aviazione della Seconda Guerra Mondiale.
Sul finire degli anni Quaranta comincia a muovere i primi passi nel mondo dell’arte, disegnando, dipingendo e lavorando la ceramica, frequentando collezionisti, botteghe di artigiani e artisti. La Toscana, con Firenze in prima linea, si apre alla sperimentazione, allo scambio, alla provocazione. La prima attività di Diana Baylon troverà spazio presso la storica Galleria Il Fiore.
Gli anni Sessanta si concludono con la partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove entra in contatto con i maggiori esponenti della generazione matura di artisti e con quelli più giovani, quali Lucio Fontana, Alberto Burri e Bruno Munari. Proprio Munari pubblicherà «Situazione» della Baylon nei suoi “Quaderni di design. La scoperta del quadrato”, invitandola alla collettiva del 1981.
Nel ventennio tra il 1970 e il 1990 numerose sono le occasioni espositive per Diana Baylon, all’estero e in Italia, prevalentemente a Firenze, dove partecipa alla collettiva 35 artisti, alla Prima Biennale d’Arte Contemporanea Botticelli e alla Biennale di Arte Orafa.
Dall’arte figurativa passa alle superfici metalliche, in cui luce e colore mutano continuamente rifrazione e alla scultura dipinta, al design e alla realizzazione di gioielli in oro e plexiglass; crea arazzi e tappeti di lana e carta, si dedica alla fotografia e alla poesia, lasciandosi tentare persino dalle prime performance, rendendosi così indefinibile e difficilmente classificabile.

Giulia Stagi