(Roma, 1886 [1881, 1889]; Firenze, 1963)
Affianca gli studi legali alla passione per l’arte, nata anche grazie all’attività di mecenatismo del padre, la cui casa era frequentata da intellettuali e artisti. Frequenta prima lo studio di Bargellini e Prini e, successivamente, tra il 1910 e il 1915, quello di Zanelli, con il quale collabora al monumento a Vittorio Emanuele II a Roma. La sua opera d’esordio, «Perseo», appare a Bruxelles nel 1910, denotando l’iniziale adesione al simbolismo bistolfiano, vicino alla Secessione tedesca. Nel 1912, sposatosi con Yoi Pawlosky, si trasferisce a Firenze; nello stesso anno vince il concorso per il monumento ad Adelaide Ristori a Cividale del Friuli, nello stesso anno espone l’opera «Ara Dantis» e due ritratti alla mostra della Secessione romana. Nel 1915 prende parte alla Mostra Internazionale di San Francisco e diviene redattore de “La Tribuna”. Dopo la guerra, il tono del suo lavoro diventa più intimo, avvicinandosi alla poetica andreottiana.
Al 1922 si ascrivono tre statue lignee policrome per il Teatro Savoia di Firenze, mentre nel 1924 gli viene dedicata una personale alla Biennale di Venezia. Dalla seconda metà degli anni Venti, Maraini viene incaricato di importanti opere pubbliche e private, tra cui due bassorilievi per la tomba di Giacomo Puccini a Torre del Lago e la decorazione della porta bronzea della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. Nel frattempo viene nominato segretario generale della Biennale, incarico che mantiene fino al 1942, al quale seguirono numerosi altri prestigiosi incarichi pubblici.
Negli anni Trenta realizza il monumento ai Caduti di Prato ed espone a Bucarest e a Budapest. Collabora con l’amico architetto Piacentini per la realizzazione, tra gli altri, dell’Arengario di Brescia, del Palazzo delle Corporazioni a Roma e del bassorilievo per il Palazzo di Giustizia a Milano. La sua attività si conclude negli anni Cinquanta, quando si ritira a vita privata nella sua villa sulle colline fiorentine.
Teresa Lorusso