Descrizione Progetto
Il Tempo, ante 1910
Certamente uno dei momenti particolarmente alti della produzione plastica di Pietro Guerri, il terribile centauro raffigurante il Tempo che brandisce la falce fienaia simbolica di una morte uguagliatrice e inesorabile, testimonia l’attenzione dello scultore al simbolismo di marca mitteleuropea. L’iconografia del vecchio dalla barba scompigliata dal vento che avanza falciando le vite umane, rimandando all’iconografia di Chronos, non è certo una novità in campo plastico e solo pochi anni prima Tullo Golfarelli eseguiva “Il Tempo” (1898) per la Tomba Bartoletti nel cimitero di Cesena, celebrato da Giovanni Pascoli. La particolarità dell’opera di Guerri sta nell’aver utilizzato la figura mitologica del centauro, per la quale le fonti e i modelli del simbolismo mitteleuropeo potevano essere visti ed assimilati dallo scultore senza andare troppo lontano se si pensa alla presenza in Toscana di Arnold Böcklin e degli artisti della sua cerchia, e ai rapporti che questi hanno allacciato con la cultura della regione.
Il centauro di Guerri, böckliniano nella possanza, con il busto inarcato sul corpo impennato, il volto corrucciato e altero e la falce pronta ad abbattersi sulla messe, è di forte impatto, malgrado la posa risulti un po’ bloccata e l’esecuzione non perfettamente controllata. I limiti dell’opera vennero rilevati da Buresti nel 1910: “Nel centauro è poco osservato lo studio della muscolatura, è un po’ trascurato l’attacco del corpo umano a quello del cavallo”, ma nello stesso anno Alessandri rileva invece “una buona modellazione, senza lisciature, e senza audacie troubetskojane”. Il potente bronzo di Guerri viene presentato alla II Esposizione Biennale Provinciale d’Arte di Arezzo del 1910, all’Esposizione retrospettiva Italiana e Regionale Toscana promossa dalla Società delle Belle Arti di Firenze nel 1911 e alla VIII Esposizione della Associazione degli Artisti Italiani a Firenze nel 1913. Nel 1914 il terribile centauro venne collocato sulla sommità della cappella Battagli (oggi Failli) nel cimitero montevarchino – cappella interamente progettata dallo scultore, come documenta l’acquerello preparatorio conservato al Cassero – per poi essere rimosso in occasione della mostra retrospettiva allestita a Montevarchi e Anghiari nel 1991-1992 ed essere sostituito da una copia, in seguito trafugata.
Il centauro di Guerri, böckliniano nella possanza, con il busto inarcato sul corpo impennato, il volto corrucciato e altero e la falce pronta ad abbattersi sulla messe, è di forte impatto, malgrado la posa risulti un po’ bloccata e l’esecuzione non perfettamente controllata. I limiti dell’opera vennero rilevati da Buresti nel 1910: “Nel centauro è poco osservato lo studio della muscolatura, è un po’ trascurato l’attacco del corpo umano a quello del cavallo”, ma nello stesso anno Alessandri rileva invece “una buona modellazione, senza lisciature, e senza audacie troubetskojane”. Il potente bronzo di Guerri viene presentato alla II Esposizione Biennale Provinciale d’Arte di Arezzo del 1910, all’Esposizione retrospettiva Italiana e Regionale Toscana promossa dalla Società delle Belle Arti di Firenze nel 1911 e alla VIII Esposizione della Associazione degli Artisti Italiani a Firenze nel 1913. Nel 1914 il terribile centauro venne collocato sulla sommità della cappella Battagli (oggi Failli) nel cimitero montevarchino – cappella interamente progettata dallo scultore, come documenta l’acquerello preparatorio conservato al Cassero – per poi essere rimosso in occasione della mostra retrospettiva allestita a Montevarchi e Anghiari nel 1991-1992 ed essere sostituito da una copia, in seguito trafugata.
Alfonso Panzetta