Descrizione Progetto
Giuditta e Oloferne, (1935 c.)
Il legno raffigura il momento in cui l’eroina biblica Giuditta, con l’aiuto di una serva, depone su di un supporto la testa del generale assiro Oloferne.
Giovane e ricca vedova di Betulia, Giuditta, quando ormai la città giunta allo stremo delle sue forze sta per arrendersi a Oloferne, generale di Nabucodonosor, si reca splendidamente abbigliata nel campo nemico, accompagnata da una schiava e portando ricchi doni; Oloferne, colpito dalla sua bellezza, la accoglie nel suo accampamento. Ma una notte, mentre il generale giace in stato di ebbrezza nella sua tenda, Giuditta gli taglia la testa e la porta al suo villaggio; così, i suoi concittadini rincuorati da un gesto tanto eroico, reagiscono sconfiggendo gli Assiri, ancora sconvolti dalla morte del loro capo.
Nell’opera in esame la tragedia è ormai passata, non ci sono sangue o violenza, resta solo l’inevitabilità dell’uccisione che si è appena consumata, testimoniata dalle espressioni gravi e consapevoli, ma al contempo distaccate, delle due figure femminili.
La tenda dell’accampamento è rappresentata come se fosse parte di un sipario teatrale, quasi a voler mettere in scena, su un ideale palco, l’episodio biblico ormai compiuto.
Dell’opera è nota anche una versione in terracotta, esposta nel 1996 a Montevarchi, nel 2014 a Biennio e nel 2015 a Milano.
Giovane e ricca vedova di Betulia, Giuditta, quando ormai la città giunta allo stremo delle sue forze sta per arrendersi a Oloferne, generale di Nabucodonosor, si reca splendidamente abbigliata nel campo nemico, accompagnata da una schiava e portando ricchi doni; Oloferne, colpito dalla sua bellezza, la accoglie nel suo accampamento. Ma una notte, mentre il generale giace in stato di ebbrezza nella sua tenda, Giuditta gli taglia la testa e la porta al suo villaggio; così, i suoi concittadini rincuorati da un gesto tanto eroico, reagiscono sconfiggendo gli Assiri, ancora sconvolti dalla morte del loro capo.
Nell’opera in esame la tragedia è ormai passata, non ci sono sangue o violenza, resta solo l’inevitabilità dell’uccisione che si è appena consumata, testimoniata dalle espressioni gravi e consapevoli, ma al contempo distaccate, delle due figure femminili.
La tenda dell’accampamento è rappresentata come se fosse parte di un sipario teatrale, quasi a voler mettere in scena, su un ideale palco, l’episodio biblico ormai compiuto.
Dell’opera è nota anche una versione in terracotta, esposta nel 1996 a Montevarchi, nel 2014 a Biennio e nel 2015 a Milano.
Giulia Stagi