Descrizione Progetto
(Dodi), (1935-1940)
Dodi è il nomignolo con cui è conosciuta la terzogenita dello scultore bresciano nata, con altre due sorelle, Gloria e Milly, dal matrimonio con Giuseppina Sala sposata in seconde nozze. Dal padre riprende l’impulso alla creatività plastica, percorrendo però una strada del tutto diversa e affermandosi nell’ambito della ceramica, come dimostra la sua vasta produzione di vasi antropomorfi o di manufatti in terracotta maiolicata.
Come spesso accade per i soggetti che scolpisce si conoscono anche altri ritratti della figlia Dodi eseguiti in periodi diversi: questo gli permetteva di plasmarne le inevitabili trasformazioni fisiognomiche e allo stesso tempo consentiva allo spettatore di creare con i suoi ritratti un rapporto di viva complicità grazie a quella sottile introspezione psicologica restituita con estrema naturalezza per merito di attenti studi dal vero. Tra il gesso patinato «Mascherina», ritratto di Donatella neonata, che risale al 1930, e la terracotta del 1942, si collocano probabilmente questi due ritratti che rientrano, insieme agli altri, nella sua produzione più intima e familiare. È probabile che quello in terracotta sia servito all’artista come modello per eseguire l’altro, che difatti risulta più completo; è una Dodi adolescente quella che viene ritratta, dal viso acerbo e delicato e dove emergono quei tratti che poi saranno caratteristici della sua persona, come gli occhi grandi, le labbra carnose, il naso stretto e le sopracciglia lineari, annunciando, nonostante l’estrema calma e dolcezza che infonde, un animo libero, gioioso e indipendente. Il volto, dalla fronte alta e ampia, appare totalmente libero dai capelli che sono raccolti in morbide onde dietro alle orecchie; la bocca leggermente aperta lascia intravedere la dentatura. Donatella indossa una giacca o un cappotto agganciato all’altezza del collo da un unico bottone, mentre altri due, ben più grossi e con in rilievo il numero “2”, sono collocati ad adornare le punte del colletto; sulla parte sinistra si intravede anche una sorta di motivo, forse un ricamo o una tasca.
Veronica Becattini
Come spesso accade per i soggetti che scolpisce si conoscono anche altri ritratti della figlia Dodi eseguiti in periodi diversi: questo gli permetteva di plasmarne le inevitabili trasformazioni fisiognomiche e allo stesso tempo consentiva allo spettatore di creare con i suoi ritratti un rapporto di viva complicità grazie a quella sottile introspezione psicologica restituita con estrema naturalezza per merito di attenti studi dal vero. Tra il gesso patinato «Mascherina», ritratto di Donatella neonata, che risale al 1930, e la terracotta del 1942, si collocano probabilmente questi due ritratti che rientrano, insieme agli altri, nella sua produzione più intima e familiare. È probabile che quello in terracotta sia servito all’artista come modello per eseguire l’altro, che difatti risulta più completo; è una Dodi adolescente quella che viene ritratta, dal viso acerbo e delicato e dove emergono quei tratti che poi saranno caratteristici della sua persona, come gli occhi grandi, le labbra carnose, il naso stretto e le sopracciglia lineari, annunciando, nonostante l’estrema calma e dolcezza che infonde, un animo libero, gioioso e indipendente. Il volto, dalla fronte alta e ampia, appare totalmente libero dai capelli che sono raccolti in morbide onde dietro alle orecchie; la bocca leggermente aperta lascia intravedere la dentatura. Donatella indossa una giacca o un cappotto agganciato all’altezza del collo da un unico bottone, mentre altri due, ben più grossi e con in rilievo il numero “2”, sono collocati ad adornare le punte del colletto; sulla parte sinistra si intravede anche una sorta di motivo, forse un ricamo o una tasca.
Veronica Becattini
F. Tiripelli (a cura di), Timo Bortolotti 1884-1954. Le sculture, i disegni e il Fondo Documentario dell’artista, Firenze 2017, pp. 160-161