Milano, 1859 [1853]; ivi, 1937
Fratello del pittore Leonardo, studia all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto Borghi, segue poi l’esempio di Giuseppe Grandi e risente dell’arte scapigliata di Tranquillo Cremona. Autore del monumento a «Garibaldi» a Monza (1886), di quello a «Cavallotti» (1906) a Milano e di quello ai Caduti di Vigevano, Palazzolo sull’Oglio, Sant’Ambrogio Olona, Mariano Comense, Brenta, Brugherio e Cantù. Esordisce con opere di impronta veristico-scapigliata e fin dai primi anni del Novecento aderisce al clima simbolista. Autore di sculture architettonico-decorative di gusto liberty, spesso è attivo insieme all’architetto Sommaruga. Nel 1888 espone a Milano il gruppo «La vedova» (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) riproposto nel 1892 e con il quale vince il Premio principe Umberto, ma nello stesso 1888 espone anche a Londra. Nel 1892 espone e viene premiato con medaglia d’oro a Genova. Presente alle mostre della Promotrice di Belle Arti di Torino dal 1906, a Roma nel 1915 espone «Portatrice d’acqua» (proposta nello stesso anno a San Francisco), a Napoli nel 1921 «Autoritratto» e «Ketty» e a Firenze nel 1927 «Il Forte», ma a Firenze è spesso presente alle mostre della Società delle Belle Arti. Alla Quadriennale di Torino del 1923 presenta «Ketty» (bronzo). Diverse sue opere sono conservate nella Galleria d’Arte Moderna di Milano, mentre in quella di Firenze è il suo «Autoritratto», una replica del quale è nella Galleria d’Arte Moderna di Novara. Nel Museo di Dresda è conservata «La trovatella».
Alfonso Panzetta