Descrizione Progetto
Faunetta, (1926)
Opera di soggetto mitologico, la scultura riproduce una faunetta, divinità romana dei boschi e della campagna dalle sembianze umane, ma con le gambe ricoperte di pelliccia ed i piedi di capra. La rappresentazione di questa figura mitologica in versione femminile, poco frequente in ambito artistico italiano, è da ricondurre alle suggestioni della cultura mitteleuropea che Monti, attento al panorama internazionale, ha prontamente recepito. Altri significativi esempi di fauno femmina possono essere rintracciati nella produzione, tra gli altri, di Alfredo Biagini, Alberto Bazzoni, Pietro Carnerini, Silverio Montaguti («I fauni e il rospo», 1910; «I fauni e le chicciole», 1910) e Felice Tosalli («Centaura», 1929), i quali, come Michelangelo Monti, hanno dimostrato di non essere estranei agli stimoli secessionisti. Questa graziosa figura è rappresentata seduta, con il busto ruotato a sinistra e gli arti inferiori uniti, leggermente piegati, con i due zoccoletti poggiati a terra. Esibisce un sorriso malizioso in grado di illuminare l’intero volto, inclinato e incorniciato da fluenti capelli ricci che sfiorano la spalla sinistra, e muove sinuosamente le braccia e le mani simulando una danza profana. L’opera in bronzo, oggi di collezione privata, è stata esposta in gesso nel 1926 alla mostra nazionale della Promotrice torinese di Belle Arti e acquistata dalla stessa Promotrice per essere sorteggiata fra i soci, come accadeva in ogni edizione.
Federica Tiripelli