Descrizione Progetto
Marta Somarè, (1941)
L’opera in esame si colloca all’inizio degli anni Quaranta al culmine di un periodo fervido di apparizioni pubbliche per Bortolotti, che era iniziato circa un decennio prima. La versione in terracotta comparve alla “XLV Mostra della Galleria di Roma” del 1941, dove l’artista fu presente con una personale, a fianco di quelle degli scultori Tommaso Bertolino e Antonio di Pillo e dei pittori Leonetta Cecchi-Pieraccini, Domenico De Bernardi e Quilici-Buzzacchi.
L’opera, che ritrae la moglie del critico Enrico Somarè, si trova citata come «Marta Somarè» e anche come «Pucci». Di essa ne parlava Francesco Monotti in un articolo su «La Vittoria» in cui documentava i ritratti esposti per l’occasione, sottolineandone il valore in termini di fedeltà al vero e resa del reale; tuttavia tale valore non sembrava dato dai tratti realistici del personaggio, ma dall’abilità dello scultore di rappresentare un dato momento storico, un «tempo inquieto, teso alla ricerca di se stesso» (cfr. Monitti, 1941). Il ritratto mostra infatti un’espressione indagatrice, che cela un pensiero di cui l’artista si fa messaggero.
L’opera, che ritrae la moglie del critico Enrico Somarè, si trova citata come «Marta Somarè» e anche come «Pucci». Di essa ne parlava Francesco Monotti in un articolo su «La Vittoria» in cui documentava i ritratti esposti per l’occasione, sottolineandone il valore in termini di fedeltà al vero e resa del reale; tuttavia tale valore non sembrava dato dai tratti realistici del personaggio, ma dall’abilità dello scultore di rappresentare un dato momento storico, un «tempo inquieto, teso alla ricerca di se stesso» (cfr. Monitti, 1941). Il ritratto mostra infatti un’espressione indagatrice, che cela un pensiero di cui l’artista si fa messaggero.
Federica Marrubini